lunedì 3 giugno 2013

Festivitate interculturala – Bucuria de a fi impreuna ca fratii

Cu ocazia festivitatii interculturale de anul acesta, am propus ca  si reprezentant  al comunitatii romanesti , urmatoarele:

- poezia lui Benone Burtescu tradusa in limba italiana “Per essere re”;
- simbolistica HOREI la romani;
- semnificatul cuvantului “DOR”;
- nasterea si expresia sentimentului national ; HORA UNIRII
- expozitie cu privire la tematica “VIATA/ MOARTE” in cultura romaneasca, sarbatoarea Martisorului, ritualuri de inmormantare…

Stiu, articolele sunt scrise in limba italiana…desi cunosc faptul ca buna parte din cititorii acestui blog sunt romani, am tinut sa le las asa, cum au fost ele prezentate in cadrul festivitatii, ca o mica provocare…


Per  essere Re
                                                                                                              di Benone Burtescu

Come re degli animali
Basta essere più forte di loro. E questo è tutto.

Come re degli uccelli è un po 'più difficile. Ma bello.
Si deve sempre volare più in alto di loro e mai al di sotto.

Come re degli fiori devi subire le spine
e soprattutto, devi trasmettere delle fragranze più come gigli.

Come re delle stelle, devi  sederti sopra di loro - viaggiatore di Orione, e guardando te stesso verso il basso,  esere più luminoso di qualsiasi altro. E senza fatica.

Come re sopra l'acqua e il vento, devi imparare a portare gloria agli angeli,
offrire loro sollievo nella valle della denuncia a causa delle lacrime dei corvi.

Essere re sul popolo è più difficile di tutto il resto.
Bisogna vivere e morire per loro, insegnare loro cosa vuol dire amare,
 perdonare ...

Ma la cosa più meravigliosa è di essere re su te stesso
al momento quando scegli il bene, sia  della gioia di un altro o  della tua sofferenza.

 La saggezza e la bellezza di tutto questo si può riassumere così:
Il tuo coronamento lo fa Figlio di Dio quando si va dal male al bene.
In quel momento, l’Eternità ti concede la pace.

Se vuoi essere re, scegli il bene!
Affrettatevi!


Danza dell'Unione “ HORA UNIRII”



Venite, prendiamoci per mano
Tutti con il cuore Rumeno
Balliamo per la Fratellanza
Sulla nostra santa terra!

Abbiamo lo stesso nome
Una storia nel mondo.
Io sono il tuo fratello,
Tu sei…l’anima vibrante!

Questi sono alcuni versi tratti dal poema rumena Danza dell'Unità “ HORA UNIRII”

 


 Tra il 1848 e il 1918 Italia e Romania compirono un cammino parallelo verso l’unificazione nazionale. I protagonisti del Risorgimento italiano come Mazzini, Cavour, Garibaldi, Cattaneo ebbero non solo indirettamente ma spesso direttamente sull’affermazione del sentimento unitario romeno e, al contempo, della partecipazione attiva di grandi intellettuali, come Vasile Alecsandri, Mihail Kogalniceanu, Nicolae Balcescu.  Nell'anno 1856 Vasile Alecsandri  pubblicò sul giornale Steaua Dunarii, il poema "Hora Unirii", nel quale auspicò la ricompattazione delle province romene.
L'unione delle regioni della Romania venne ufficialmente dichiarata il 5 febbraio 1862, sotto il principe Alessandro Giovanni Cuza, il promotore della moderna Romania indipendente, dando alla regione il nome di Romania, con Bucarest quale nuova capitale. Iasi  e stata la città dove i Rumeni si riunirono nel 1859 per celebrare l'unificazione  delle due terre Rumene: Moldova e Ţara Românească. Essi formarono una larga "hora" e cantavano "riuniamoci  mano nella mano/ quelli con un cuore Rumeno". Il ritmo della canzone e lento, ma energico nello stesso tempo, e ha il potere di riunire tutti rappresentanti. La festa nazionale in Romania, il Giorno della Grande Unione (detto anche giorno dell'unificazione) cade il 1 dicembre ogni anno per ricordare l’ unione di Bassarabia, la Bucovina e la Transilvania al Regno di Romania nel 1918 sotto il re Ferdinando di Romania. Ancora una volta, nella stessa  piazza di Iasi, il popolo della Romania ballò il simbolico Hora Unirii -La danza  dell’Unione- con i loro fratelli.


Hora "Immagine primitiva del sole e della ciclicità del tempo - espressa attraverso la musica, la ritmicità del movimento  e la respirazione.
Hora è il gioco più complesso e più diffuso (ballo) popolare rumeno con un carattere cerimoniale e un numero impressionante di varianti. Accompagna tutti i riti di passaggio  (nascita, la cerimonia nuziale, morte ) e tutte le celebrazioni popolari. La sua origine e tracica (i traci sono stati i nostri antenati) Da questa danza popolare ci sono evoluti le varianti nazionali per i popoli del sud-est Europa. Una volta aveva un carattere/ magico e substrato mitologico.
A queste funzioni di celebrazione del culto solare e di favorire le forze feconde della terra, aggiungiamo: la funzione del cerchio magico, sigillare una comunità e un'alleanza collettiva, il ritorno perenne alla madre terra ecc. I battiti dei piedi nel terreno sono un magico gesto di fecondazione, rafforzato da sollevamento dei bracci – simbolo della crescita delle piante e le grida avevano una volta un ruolo dell’incantesimo magico. Di tutte le danze del folclore rumeno la Hora e’ forse una delle piu’ sentitee appassionate. Eseguita in cerchio da sole donne, da soli uomini o da entrambi, e’ la sola danza rumena in grado di raccontare la storia del suo popolo, la sacralita’ del legame tra umano e divino. Hora per i rumeni, Kolo per i popoli dell’ex Yugoslavia, Horo per i bulgari e Choro per i greci. Pare che proprio Kolo, indichi la Ruota nella lingua slava antica, simbolo usato spesso per indicare il dio Sole. Termine che pare tragga a sua volta origine tracica. Gli stessi traci usavano la parola kolo per indicare la ruota in un contesto rituale ben definito, legato al mito del Sole, alla sua adorazione.
La Hora sembrerebbe il legame tra il culto della Dea madre esistente e quello del Sole (Mitra) subentrato in seguito. In Romania la Hora e molto evocativa, una danza che accompagna l’individuo dal momento nel quale entra nel cerchio/ societa’ fino al momento in cui lascia il cerchio / la vita.
La hora come momento iniziatico delle singole coppie che uniscono la loro vita in matrimonio è la danza meglio conosciuta con il nome di Perinita (piccolo cuscino). È la hora che ammette l’ingresso di coloro che portano a termine un periodo di lutto, la hora come danza in onore degli antichi dei venerati in nuove forme.
La hora, questo prodotto culturale della Romania, rappresenta in un certo senso l’istinto sociale. Gli individui si muovono all’ interno della societa’ in una sorta d’onda di attrazione e avversione verso un dato elemento, cosi’ accade anche nel cerchio della hora che si stringe, contrae e si decontrae mai staccandosi.

Noica, il dor e la saggezza del possibile

La parola romena “Dor” non ha un corrispondente esatto nella lingua italiana; il suo significato può essere nello stesso tempo: mancanza, nostalgia, sofferenza, gioia.
Ecco quello che ha detto Giovanni Rotiroti, ricercatore di Lingua e Letteratura Romena all'Università di Napoli, al Convegno di Roma: Lo Filosofo rumeno Constantin Noica e la filosofia come salvezza, 3-2 giugno 2009.
Giovanni Raimondo Rotiroti  si occupa dei rapporti tra psicanalisi e letteratura, con particolare attenzione alla teoria e alla pratica della traduzione.



«i Romeni hanno un sentimento dell’essere che non si trova in altre comunità spirituali». E questa modalità specifica di «sentire l’essere» si manifesta soprattutto a livello della lingua. La lingua è il luogo dove emerge il sentimento della comunità - «che altro non è che il pensiero diffuso di una nazione». Il dor designa dunque, nella lingua romena, il nucleo più arcaico del desiderio. Il dor è attestato nella lingua popolare di tradizione orale, e si è imposto definitivamente nelle lettere romene grazie all’affermarsi del testo esemplare della Mioriţa e della poesia di Eminescu. Il dor sta ad indicare una strutturale mancanza che apre nell’essere una mancanza ancor più radicale. La parola dor, scrive il filosofo, è «una composizione incomposta, un intero senza parti». «Non rappresenta una composizione ma una fusione. In essa si è fuso il dolore, da cui ha origine il termine, e il piacere nato dal dolore, anche se non si è ben compreso come». «Se un abitante della Grecia antica fosse messo nella situazione di tradurre la parola "dor", prenderebbe da una parte dolore e dall’altra piacere e direbbe "piacere di dolore"». l dor è dunque un dono che appartiene ai prodigi della lingua romena. Esso stabilisce l’orizzonte e il senso stesso del domandare. La domanda scaturita dalla «zona del dor» è, in fondo, il desiderio del pensiero che trasforma lo stato delle cose in pura possibilità, riattivando quelle voci interiori che sono le voci del passato che sussurrano il loro segreto nostalgico nella lingua, una nostalgia che per natura è insaziabile e quindi pulsa ripetutamente nel tempo.
«Introdursi al dor» significa per Noica restituire alla domanda la saggezza del possibile, non annientando, non rifiutando, ma lasciando l’essere aperto al suo domandare. Il dor in quando domanda sempre in atto sembra educare gli umani alla questione del piacere e del dolore, ricorda loro il fatto di essere parlanti e mortali, e restituisce, nell’ascolto di una voce desiderante, quell’indefinita e vaga promessa di futuro, che è l’enigma di ogni traduzione. Il dor è dunque per Noica un desiderio di assoluto, e a fi întru «Întru sembra suggerire», scrive il filosofo, che «essere» significhi «essere in o verso qualcosa» - vale a dire «essere in e non pienamente in qualcosa» - e sta ad indicare il «riposarsi ma anche il desiderio dell’essere, il racchiudersi ma anche il suo dischiudersi ». è il luogo in cui si celebra il suo appassionante mistero nuziale che rende possibile - nel cuore incandescente della lingua romena - proprio l’impossibile. Secondo Noica, le parole della lingua romena, quelle «buone e pregnanti», sono nate «da nozze prive di tentazione», cioè sono parole che esprimono lo spazio della creazione, dell’opera, dell’evocazione.

Versuri "Tudor Gheorghe

 - Dorul calator"

Mi-a fugit dorul de-acasa, dorul
Cat a fost vremea frumoasa, dorul
Si-a fugit cam dezbracat 
L-a prins vremea rea plecat
Si mi-e teama c-a-nghetat, dorul..

Dar s-a-ntors la saptamana, dorul 
Cu trei flori de gheata-n mana, dorul
Jumatate nins cu nea, jumatate viorea
Parca leganat de-o stea, dorul...

Partea jumatate ninsa, dorul
S-a topit de steaua-ncinsa, dorul
Si din dorul calator a ramas doar dorul dor
Numai lacrima si zbor, dorul...

Mi-a fugit dorul de-acasa, dorul
Cat a fost vremea frumoasa, dorul
Si-a fugit cam dezbracat 
L-a prins vremea rea plecat
Si mï-e teama c-a-nghetat, dorul..



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